INTRODUZIONE AL SURFCASTING: Cos’è e come si pratica il surfcasting

Cos’è il surfcasting? Come si pratica il surfcasting?

Incominciamo spiegando le attrezzature minime da possedere: una canna lunga almeno 3,90 m con un mulinello di taglia 7000/8000, picchetti o tripode. In bobina va bene un filo comune in nylon dello 0,20 o 0,45. Quindi dal filo imbobinato si pratica uno shock leader e si unisce un filo del diametro 0,40 o 0,70 (i diametri minori sono più indicati per le scadute avanzate e per la PAF). Questa congiunzione dovrà essere lunga circa 8 metri o comunque il doppio della lunghezza della canna. Da qui si aggancia una girella. Solitamente questo è l’assetto comune a tutti i surfcaster che vorranno pescare anche sulla lunga distanza. Oggi il nostro intento non è spiegare i terminali da usare, quanto dare una infarinatura di questa tecnica. I vari finali verranno riassunti in un approfondimento a parte.

Assetto della canna

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La posizione della canna da pesca dovrà essere quasi verticale e con la frizione che garantisce la fuga improvvisa del pesce più grosso. La punta sarà distesa e non piegata e il filo in tensione. E’ più logico e semplice usare i picchetti, specie se principianti. Si usano queste accortezze perché i pesci come le orate e simili non mangiano immediatamente l’esca e se trovano troppa resistenza la rigetteranno. Con questi pesci, subito dopo la fuga si darà la ferrata.

Condizioni meteo marine

E’ da ricordare che quando si abbassa la pressione si ha il “brutto” tempo ed è il momento migliore perchè i nostri obbiettivi tenderanno a mangiare maggiormente in questo lasso di tempo. Nel surf scegliere lo spot è fondamentale! Tendenzialmente queste prede provengono dalle secche che in molti casi si possono trovare ad una distanza elevata. Nel caso in cui dovessimo pescare in una baietta, i pesci probabilmente farebbero questo percorso: secca- punta baia (a favore di corrente)- canaloni e/o lingue di sabbia- secondo estremo-secca. Se sarà una piccola baia, è bene posizionarsi in zona centrale col mare mosso e verso gli estremi con il mare calmo. In caso di arenile continuo sarà importantissimo trovare i canaloni, riconoscibili da una strana quiete del moto ondoso. Questo è un punto ottimo, a maggior ragione se continua verso il largo. Potrebbe capitare che per un qualsiasi motivo sia corto ed in questo caso non frutterà come ci si aspetta. Al contrario, col mare calmo, si punteranno le zone delle lingue di sabbia. Questa decisione si spiega perchè la punta presenta una profondità minore antistante e quindi qui si mantiene più facilmente il moto ondoso, anche con vento meno sostenuto. Per la spiaggia rettilinea la frangenza sarà anche essa rettilinea all’arenile. Il nostro obbiettivo è trovare sempre una zona abbastanza movimentata dall’onda, a maggior ragione con il vento più fioco, perchè è lì che la sabbia si smuove e libera il mangime dei pesci.

Per i terminali le differenze tra un mare medio e uno con forte vento sono i diametri, più spessi e più corti. Ma questo discorso lo vedremo più in là.

Esca

L’esca con il giusto vento dovranno essere tranci di pesci mentre con vento “moderato” (e non forte) si potranno usare anche anellidi come muriddu e americano. Il coreano e l’arenicola non sarebbero particolarmente consigliati nelle condizioni di mare turbolento. E’ risaputo che i filetti siano più morbidi e fragili. Di conseguenza per non farli rovinare dal lancio violento o dai piccoli pesci in acqua, si può usare del filo elastico per rendere il tutto più consistente. Quindi la cozza, i filetti di sgombro/sarda/cefalo (vd. Nota “corona per cefali” per procurarsi quest’esca) dovranno essere trattati col filo. Tale trattamento, ma in notturna, lo potrebbe anche avere il verme di Rimini. Dico ciò perchè è un anellide di colorazione rossa violacea e presenta sul fianco dei riflessi iridiscenti, molto catturanti senza la luce. Non è un’esca particolarmente indicata per il surf, come molti anellidi, ma con la notte e mare non particolarmente turbolento è un’ottima soluzione.